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Xylella, un batterio raro e statisticamente ininfluente




In merito alla TRUFFA xylella l'European Consumers ha presentato DENUNCIA PENALE e la magistratura sta seguendo una precisa pista, attenzionata dall'organizzazione. Per chi vuole distrarsi in qualche considerazione non secretata, può leggere il comunicato stampa. http://www.europeanconsumers.it/2019/05/05/xylella-un-batterio-raro-e-statisticamente-ininfluente/
Abbiamo parlato ripetutamente della questione Xylella[1] identificandola come una vera e propria truffa ai danni di cittadini e ambienti. Le azioni per “debellare” il batterio e poi “controllarlo” hanno ulteriormente danneggiato un territorio come il leccese già gravemente artificializzato e contaminato dal massiccio uso di diserbanti e altre porcherie chimiche.
Chiaramente siamo stati inclusi tra i complottisti. In realtà ci siamo sempre attenuti alle evidenze. Sono ben altri i veri complottisti ….
L’Accademia dei Lincei ha denunciato in una lettera del 2 maggio che “la dinamica degli eventi di questa vicenda metta drammaticamente in luce alcuni aspetti disfunzionali del rapporto tra poteri pubblici e scienza purtroppo molto radicati in Italia” sostenendo che, “si è scelto di non dare credito alle evidenze scientifiche prodotte dai ricercatori e non dare seguito alle loro precise raccomandazioni, impedendo per anni la messa in atto delle misure necessarie a fermare l’epidemia”[2].
Sembrerebbe anti-scientifica l’affermazione della Commissione secondo cui la Xylella sarebbe stata individuata dai ricercatori in Puglia “con certezza come responsabile del complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO) sin dalla prima identificazione certa del batterio, nel 2013”[3]. In realtà esiste un solo articolo scientifico[4] del 2013, nel quale si mette in correlazione mediante un esperimento in laboratorio su piantine di un anno di età, il disseccamento rapido dell’olivo (Co.Di.R.O.) con l’infezione del batterio Xylella fastidiosa. Ma all’epoca non poteva esserci nessuna ‘certezza’ perché non erano stati condotti i test di patogenicità indispensabili per comprendere l’eziologia del disseccamento.
Il professor Giovanni Martelli, sul notiziario di informazione a cura dell’Accademia dei Georgofili, il 30 ottobre 2013 asseriva: “In conclusione, non vi sono al momento elementi che facciano ritenere X. fastidiosa come l’agente primario del disseccamento rapido dell’olivo. Essa è verosimilmente coinvolta nel quadro eziologico come compartecipe. E’ quanto si vuole accertare attraverso l’isolamento (in corso) in coltura pura del batterio, che ne consenta la definitiva ed incontrovertibile identificazione e permetta la conduzione di prove di patogenicità che possano una volta per tutte accertarne il comportamento su olivo. A ciò si aggiunga la ricerca dei possibili vettori, anch’essa in effettuazione”[5].
Secondo la Commissione sui problemi della Ricerca dell’Accademia dei Lincei, il “dannosissimo” ritardo nella messa in atto delle misure di contenimento ha fatto sì che il numero di olivi potenzialmente infetti sia passato dal 2013 a oggi da qualche centinaio di migliaia a più di 20 milioni e la superficie colpita dall’epidemia da 80 a più di 1.800 Km2.
Ma i soli dati ufficiali disponibili, forniti dalla Regione Puglia, dicono che, su 450.000 piante campionate, solo il 2% risulta infetto dal batterio Xylella fastidiosa, appena qualche migliaio e non tutte si disseccano. A Melendugno, in piena zona infetta quando, nell’aprile 2018, la Tap, per la costruzione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline, ha chiesto alla Regione Puglia l’autorizzazione allo spostamento di piante di olivo, è emerso che su 450 solo 3 erano positive al batterio, lo 0,7%. Dallo stesso Piano Xylella risulta che all’analisi sono state individuate il 2% di piante infette nella zona di contenimento e 0,1 % nella zona cuscinetto. Quindi una presenza bassa. Inoltre bisognerebbe sapere se queste infette siano veramente malate. Nulla si dice sui disseccamenti in assenza di Xylella.
È nemenno si ricorda la selettività del patogeno: Ogliarola salentina e Cellina di Nardò risultano particolarmente sensibili alla malattia. Mentre più resistente è il Leccino e altre varietà.
Tuttavia Nel territorio di Seclì (Lecce), Giorgio Greco, piccolo proprietario, ha da tempo avviato una “cura” degli alberi a base di Potatura, Arieggiamento, Cenere ed Erba (il metodo “PACE”). In un contesto spettrale di zone tagliate a raso, dopo 6 anni dalla rilevazione dell’infezione i suoi alberi “infetti” resistono al disseccamento rapido dell’Olivo, pur appartenendo alle varietà sensibili Cellina di Nardò ed Ogliarola Leccese. Le piante hanno ricominciato a vegetare già con la potatura, eliminando il secco, evitando di fare tagli drastici, trattando le ferite con solfato di rame. Si è trattato il terreno sovesciando i mugnuli sulle ferite della potatura con solfato di rame; tronchi e branche principali sono state  disinfettate con solfato di ferro, pure usato in agricoltura biologica; la chioma con biofertilizzante.
450 alberi di Giuseppe Coppola, proprietario di un oliveto in contrada Santo Stefano, tra Alezio e Gallipoli, molti dei quali secolari, sono tornati a germogliare dopo un anno di cure tradizionali e biologiche[6].
L’Accademia dei Lincei che auspica che ‘questa paradigmatica vicenda aiuti in futuro a fondare le decisioni politiche su solide evidenze scientifiche’, ma considera validi i dati autoreferenziali della Coldiretti, ricordando che “a oggi i danni derivanti dalla diffusione della Xylella sono stimati in 1,2 miliardi di euro”, aggiungendo che è “un conto destinato a salire” e che “questi danni si ripercuoteranno infatti per decenni, visti i tempi necessari per bloccare un’epidemia ormai così diffusa e per far ricrescere gradualmente gli oliveti”.
Le associazioni di categoria, invece di tutelare il paesaggio, agevolando una ricerca a trecentosessanta gradi, hanno sempre sostenuto che gli uliveti pugliesi non sono produttivi, che seccheranno tutti e che bisogna andare verso l’intensivo e il super intensivo anche per il gradimento della pioggia di finanziamenti che questo comporterebbe[7].
Segnaliamo, inoltre, le posizioni assolutamente a favore di interventi straordinari, cioè all’uso estensivo di pesticidi dell’Accademia dei Lincei che sembra non considerare le evidenze scientifiche concernenti la tossicità per la salute umana e per l’ambiente dei fitofarmaci imposti dalla normativa vigente, che mirano a sterminare un insetto per altro autoctono, la Sputacchina (Philaenus spumarius), individuato come vettore del contagio.
Già il 17 aprile in un altro comunicato stampa sempre i Lincei affermavano:
Poiché le misure di diserbo, meccanico e chimico, e le misure fitosanitarie avverse al vettore sono di importanza fondamentale nel prevenire l’ulteriore avanzamento della malattia, non si frapponga ostacolo alla loro attuazione e si proceda ad uno stringente monitoraggio della loro esecuzione, contrariamente a quanto sta correntemente avvenendo in molta parte del territorio interessato e proprio là dove la loro solerte applicazione sarebbe della massima importanza” (…) “si agisca prontamente, ai fini delle misure di contenimento, eventualmente anche in deroga a misure di carattere ambientale, paesaggistico e storico che siano confliggenti con la necessità di preservare nel suo complesso ambiente, territorio ed economia olivicoli[8].
L’Accademia dei Lincei dimentica che le piante di olivo sono in grado di reagire a questo nuovo inquilino come hanno fatto per milioni di anni (la specie risale all’era terziaria) nei confronti di qualsiasi aggressione batterica. Solo una minoranza delle piante infettate muore in presenza di adeguata gestione agro-ecologica. La maggior parte è in grado di rigettare e tornare produttiva con blande misure fitosanitarie e la sostituzione degli innesti con varietà resistenti. L’olivo è una pianta autoctona ed è rimasta in Puglia milioni di anni subendo la penetrazione di batteriosi da ogni parte del Mediterraneo.
Ricordiamo che esistono comunque metodi a basso impatto per contrastare quella che va considerata una normale batteriosi, per altro particolarmente virulenta solo su alcune varietà, indicando tra le cause del “disastro” anche l’impoverimento genetico del “pool” di olivi coltivati. Recentemente è stata inoltre confermata l’efficacia dei prodotti a base del bio-complesso di acido zinco-rame-citrico (Girelli et al., 2019) per la cura degli olivi sensibili.
Il Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO) è causata da criticità ambientali, che hanno determinato la sterilità del suolo. Queste criticità durano da decenni e sono più forti proprio nelle aree focolaio del Salento, dove da anni la desertificazione è più evidente che in altre province della Puglia. C’è una stretta relazione tra inquinamento, desertificazione e CoDiRO.
Dispiace che una voce così autorevole avvalli di fatto la distruzione della biodiversità e del territorio e un aumento dei rischi per la salute di organismi non-target e persone, affermando l’ininfluenza delle valutazioni ecologiche su quelle che appaiono sempre di più scelte di carattere economico-politico che utilizzano la Xylella come espediente.
Confermiamo la violazione di tutti  gli Enti pubblici coinvolti nella questione Xylella dell’art.  3 -quater  n.  152  del  Decreto  Legislativo  del  3  aprile  2006,  “Norme  in  materia   ambientale”[9],   dove si  legge  che  l’attività  della  pubblica  amministrazione,  nell’ambito  della  scelta  tra  interessi  pubblici e privati connotata da discrezionalità, deve dare considerazione prioritaria alla tutela ambientale. Ricordiamo che la decisone UE 2018/927 del 28 giugno 2018 ha escluso l’utilità del l’eradicazione degli ulivi, prescrivendo l’estensione delle misure di contenimento.
Purtroppo, i responsabili delle istituzioni non intendono favorire modelli agricoli a basso impatto ambientale né sinergizzare economia ed ecologia. Anzi, la cecità del nostro Ministero dell’Agricoltura ha prodotto il DM Martina che addirittura obbliga gli agricoltori all’uso massiccio di pesticidi (https://www.disinformazione.it/Xylella_ulivi.htm).
Come ha detto a suo tempo il il procuratore di Lecce, Cataldo Motta: “Se c’è qui un ulivo disseccato che non è stato colpito dalla Xylella e, a due metri c’è un altro ulivo sano in cui la Xylella è presente – vuol dire che c’è qualcosa che non va nella presunta emergenza Xyella”[10](https://www.petrareski.com/2016/02/15/la-xylella-fastidiosa-una-gigantesca-truffa/).
Inoltre concordiamo con il professor Cristos Xiloyannis che “La gestione sostenibile deve essere diffusa e adottata non soltanto nelle aree olivicole in cui la Xylella fastidiosa è presente, ma in tutti gli areali agricoli. È assolutamente necessario prendere consapevolezza dei danni ambientali provocati dalla semplificazione della gestione delle risorse in agricoltura avvenuta spesso con il consenso della politica a livello europeo e nazionale” http://www.trnews.it/2015/05/29/cure-sostenibili-contro-xylella-il-metodo-xiloyannis-fa-il-giro-ditalia/115864.
Per cui non ci limitiamo a criticare le azioni del governo ma intendiamo attaccare tutto il processo decisionale a partire dai concetti antropocentrici espressi dall’Unione Europea. Tutto il corpus dei regolamenti sulla gestione delle invasive deve essere posto prioritariamente al vaglio dell’ecologia prima di qualsiasi applicazione economica. Il modello di gestione della Xylella è un tipico modello necrofilo che distrugge l’esistente a favore di un nuovo ordine gestito da pochi a scapito dei troppi e soprattutto della qualità ecologica del territorio che va sempre e comunque incrementata.
Per approfondire:
Girelli CR, Angilè F, Del Coco L, Migoni D, Zampella L, Marcelletti S, Cristella N, Marangi P, Scortichini M, Fanizzi FP. (1)H-NMR Metabolite Fingerprinting Analysis Reveals a Disease Biomarker and a Field Treatment Response in Xylella fastidiosa subsp. pauca-Infected Olive Trees. Plants (Basel). 2019 Apr 29;8(5). pii: E115. doi: 10.3390/plants8050115. PubMed PMID: 31035723.
Scortichini M et al. A zinc, copper and citric acid biocomplex shows promise for control of Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive trees in Apulia region (southern Italy). Phytopathologia Mediterranea, [S.l.], v. 57, n. 1, p. 48-72, mar. 2018. ISSN 1593-2095. Available at: <http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/21985>. Date accessed: 01 Mar. 2019. doi:10.14601/Phytopathol_Mediterr-21985.
Vandana for Olive trees. La risposta di Vandana Shiva alla lettera di European Consumers: tagliamo un sistema tossico, non gli ulivi! http://www.europeanconsumers.it/2019/03/18/vandana-for-olive-trees-la-risposta-di-vandana-shiva-alla-lettera-di-european-consumers-tagliamo-un-sistema-tossico-non-gli-ulivi/
Ombre nel Dossier Xylella. European Consumers chiede al Ministro Costa una Commissione d’Inchiesta.
Aggiornamenti sullo Scandalo Xylella

Vandana for Olive trees. La risposta di Vandana Shiva alla lettera di European Consumers: tagliamo un sistema tossico, non gli ulivi!. http://www.europeanconsumers.it/2019/03/18/vandana-for-olive-trees-la-risposta-di-vandana-shiva-alla-lettera-di-european-consumers-tagliamo-un-sistema-tossico-non-gli-ulivi/
Ombre nel Dossier Xylella. European Consumers chiede al Ministro Costa una Commissione d’Inchiesta
[2] Lincei, sulla Xylella c’è stata disfunzione tra politica e scienza. http://periodicofoglie.blogspot.com/2019/05/
[4] pubblicato su ‘Scientific Report’ nel dicembre 2017
[5] Martelli G.P. Disseccamento rapido dell’olivo
[9] Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 – Supplemento Ordinario n. 96. http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06152dl.htm